Non è la prima volta che ragazzi affascinati dal punk di Clash e Buzzcocks, dal rock inglese di Smiths e Cure e dalle evoluzioni musicali di un Elvis Costello ad un certo punto ‘scoprano’ la country music più genuina dei padri come Hank Williams Sr. e artisti che hanno segnato la canzone d’autore come Townes Van Zandt o che hanno dato impulso alle commistioni tra country e rock come Gram Parsons. Steve Michielsen, in arte Steve Leon, e i suoi pards, gli Accusations lo hanno fatto e hanno intrecciato le loro passioni passate e presenti dando vita ad un interessante mix di alternative country e di folk-rock britannico che mostra belle attitudini ed il giusto e vibrante approccio. E no, non arrivano da qualche sperduta cittadina della provincia americana o dalle classiche città musicali d’oltreoceano ma dalla città di Anversa in Belgio a conferma della bontà di molte proposte che anche nell’Europa continentale si affacciano nel panorama internazionale. Il quintetto che accompagna Steve Leon è duttile e potente al tempo stesso con il violino, il mandolino e la chitarra di Mila Francis a ritagliarsi un giusto spazio nell’economia della band, Yannick Hermans a sfoggiare un buon talento prendendosi le parti soliste di chitarra, Bouke Cools avvicinando con il suo dobro e la sua pedal steel il suono degli Accusations ad atmosfere più roots e la sezione ritmica a sostenere il tutto con efficacia, con Kristof Van de Vliet al basso e Tim Martens dietro ai tamburi. Un anno e mezzo fa il gruppo debuttava con un ep pubblicato dall’etichetta tedesca Off Label, la stessa che ora rende disponibile il loro debutto a lunga durata, “Borrowed Time Bonanza”, che certifica e testimonia la bontà del progetto di Steve Leon (autore tra l’altro di tutto il materiale proposto) e dell’affiatamento degli Accusations che lo supportano. Dieci brani che risultano decisamente coesi e ricchi di spunti, con Steve Leon che guida con mano sicura rimandando spesso, a mio parere, alle sonorità di Mike Scott e i suoi Waterboys, a quelle con la tradizione nel cuore ma con ‘la spina attaccata’ come fu anche per gli scozzesi RunRig e, specialmente quando si affaccia la pedal steel a certo indie-rock americano. E mentre “You Blind Me” accoglie l’ascoltatore nel migliore dei modi con bella intensità espressiva, la più acustica “Live Every Day” con mandolino e pedal steel accarezza le nostre orecchie grazie ad una melodia dolce e accorata. “Free” ha nel dna i suoni ‘americana’ con un’altra convincente prova delle qualità della band belga, “Until We Fall” è meditativa ed interiore, con un’interessante patina acustica ad avvolgerla, così come accade per “Fiction”, con “Bound To Break” a rappresentare con classe l’incisività di un gruppo di musicisti che potranno farsi valere sulla scena indipendente europea. (Remo Ricaldone)