Tutta la magia della tradizione è racchiusa nelle armonizzazioni, nella scarna ma tremendamente affascinante musicalità di una coppia che in questi anni ha portato all’attenzione degli appassionati cinque dischi di eccellente fattura. Dietro al curioso nome di Ordinary Elephant ci sono Crystal Hariu-Damore e il marito Pete, duo che può tranquillamente porsi nella scia di Gillian Welch e David Rawlings, protagonisti della rinascita di sonorità che pagano un forte tributo al retaggio folk, country e old-time, con voci che toccano il cuore con la loro forte connotazione poetica e arrangiamenti che privilegiano il detto ‘less is more’, chitarre acustiche che si intrecciano un po’ alla maniera dei Milk Carton Kids, un banjo, un mandolino e quasi nient’altro e un talento nella scrittura che rende queste canzoni senza tempo, sospese tra un incantevole passato e i giorni che stiamo vivendo. “Ordinary Elephant”, il disco, è stato inciso nel profondo della Louisiana, a Breaux Bridge, appena fuori Lafayette, sotto l’esperta produzione di Dirk Powell (già dietro a dischi di Joan Baez e Levon Helm tra gli altri) che presta il proprio piano in un brano, “Maybe It’s The Holidays” scorrendo con estrema cristallina bellezza in un viaggio nell’America più bucolica e legata alle proprie radici. Quattordici sono i brani di un racconto i cui capitoli formano un ‘unicum’ dai toni delicati e pregevoli (e i testi inclusi intelligentemente aiutano a penetrare meglio tutto questo) che fanno emergere quanto le due anime degli Ordinary Elephant siano indissolubilmente incrociate ed in sintonia, merito anche delle connessioni affettive di Crystal e Pete. “Once Upon A Time” non poteva che essere l’incipit di una storia piena di nostalgia e di intime emozioni, un punto di partenza che chiarisce subito il mood che caratterizzerà il disco dove magari mancherà un brano guida ma dove ogni tassello si incastra nella giusta maniera. Titoli come “Relic Of The Rain”, “Birdie Was An Oak Tree”, “Hardwood”, “They’ll Figure It Out” e “Midlife” sono solo esempi che personalmente possono rappresentare meglio di altri la loro attitudine a raccontare spaccati di vita in modo accorato e agrodolce. Un disco questo che può confortare, carezzare e dare speranza nei momenti difficili. Un disco prezioso. (Remo Ricaldone)