Non più giovanissimo, Mark Rogers ha iniziato a pubblicare dischi solo nel 2019 debuttando con un piacevole “Laying It Down” che ha aperto le porte ad un percorso artistico che due anni dopo ha visto uscire “Rhythm Of The Roads”, un ulteriore passo avanti dove il suo folk-rock ‘a percentuali variabili’ è risultato non un mero esercizio di stile ma il suo modo schietto e naturale di unire i suoi amori musicali. Originario dell’area di Washington, DC Mark Rogers (nome comune che certo può confonderlo, anche nella semplice ricerca sul web, con mille altri) ha percorso molte miglia verso ovest per raggiungere la California, luogo a lungo sognato e desiderato in cui ha assorbito le classiche armonizzazioni westcoastiane legate al country-rock e a certo easy listening che sotto quel sole si è caratterizzato ed è cresciuto. Ora “30 Minutes From Water Street” lo ha visto tornare nella nativa Washington ma con tutto il bagaglio di esperienze acquisito e maturato e Mark Rogers sviscera questi ‘insegnamenti’ nelle godibili otto canzoni di cui è composto l’album, prodotto sotto l’egida di Mark Kenneth Williams che sottolinea e rimarca tutta la passione e la voglia di divertirsi di un autore e un cantante dalle doti interessanti che riesce spesso a porre l’accento sulle speranze, sulle gioie e anche sulle delusioni di una generazione cresciuta con ideali solidi e importanti. Basterebbe la canzone che apre il disco, “California 10”, per spiegare quali siano stati gli ‘input’ di Mark Rogers (e di molti di noi) attraverso una canzone dall’inevitabile sapore di West Coast (“A long time ago I was listening to the radio/I was tuning into every new sound/that was spinning around on the dj’s show/ A long time ago I was dreaming ‘bout a rock and roll band…”), un momento pervaso anche da una certa malinconia per il tempo che inesorabilmente passa e lascia ricordi agrodolci. “It’s Plain To See (I’ve Been Blind)”, con tutte le differenze del caso, rimanda al Tom Petty più melodico e californiano con un’altra bella melodia che si fissa subito nella mente mentre “Prison Block 9” è canzone dalle calde tonalità mexican, certamente già sentita ma interpretata con uguale sentimento che la rende decisamente gradevole. Dal sapore country-rock è “To Open Your Eyes”, più ordinaria e con una melodia che può ricordare certe cose dei Poco, “Night And Day” è una avvolgente ballata pianistica che non avrebbe stonato nel repertorio di musicisti legati al pop-rock ancora di marca californiana. Mark Rogers non fa mistero del suo intento di suonare sempre positivo e piacevole sottolineando la gioia che lo pervade nell’atto di scrivere canzoni e di proporle con uno spirito che può risultare disimpegnato ma che rientra perfettamente nei canoni di certa musica proposta nel corso degli anni settanta, in bilico tra pop, rock e country. La dodici corde che fa capolino in “Natalie”, le parti vocali e le armonie sono figlie di quegli anni, così come l’ispirazione che guida “Edelweiss”, un altro momento che si fa ricordare con piacere, suonato impeccabilmente e con i suoni giusti. A congedo di questo “30 Minutes From Water Street” c’è “Rubber”, con ancora (probabilmente) in mente Tom Petty in una ballata acustica che accarezza e che conferma uno stile certamente derivativo ma che ha una grande dignità. (Remo Ricaldone)