Il suo primo successo come cantautore fu “Viet Nam Blues”, originariamente registrato da Dave Dudley, prodomo di una carriera musicale che l’avrebbe visto tra i protagonisti del movimento degli outlaw. Kris Kristofferson è stato tante cose, pilota di elicotteri dell’esercito e acclamato attore, volto di “Anatra di gomma” in Convoy, ma soprattutto leggenda del country e membro degli iconici Highwaymen. Alla sua penna si devono perle come “Sunday Morning Coming Down”, portata al trionfo da Cash, e “Me and Bobby McGee”, elevata al successo da Janis Joplin. Degli outlaw fu la vera scintilla creativa.
È bene precisare che l’outlaw country non aveva nulla a che fare con motociclette e tatuaggi, niente di strettamente connesso ad influenze musicali rock o a stili di vita anticonvenzionali. Tutto questo non riguardava né Willie Nelson né Waylon Jennings, ma emerse come ulteriore componente quasi contemporaneamente alla loro affermazione, con artisti provenienti da percorsi diversi come David Allan Coe e Johnny Paycheck. In realtà, non esiste neppure un outlaw country sound definito. Outlaw fu soprattutto un termine commerciale, una classificazione per indicare chi si batteva contro il controllo dei grandi manager sulla musica country. Da questo punto di vista un’artista come Johnny Cash non fu mai considerato un outlaw perché serbò sempre la propria autonomia, eppure, col progetto degli Highwaymen, lo divenne. Il primo cantante ad entrare in rotta di collisione con l’establishment musicale fu Bobby Bare che altercò con Chet Atkins che pure gli aveva prodotto i successi “Shame on me” e “Detroit City”. A Nashville erano i produttori a selezionare le canzoni, a scegliere i testi, a chiamare i musicisti. Gli artisti erano, in genere, completamente esautorati da ogni valutazione, soprattutto dalle decisioni finali. Bare riuscì a sciogliere il suo contratto con la RCA Records e passò alla Mercury, affidandosi ai testi di Shel Silverstein, nettamente in contrasto con gli standard del politically correct dell’epoca. Il tipo di testi outlaw non zittiva parolacce né riferimenti a droghe e adulterio, erano versi assolutamente anticonformisti e ricchi di sfumature intimiste. Ispirati da Bare, Waylon e Nelson si affidarono all’avvocato Neil Reshen per rivedere i loro contratti con la RCA e conquistare la propria indipendenza musicale. Il movimento nacque così, per difendere la libertà creativa agli artisti e non era in fuga dal pubblico, anzi era rivolto ad un mercato giovane, diverso, molto distante da quello benpensante della vecchia country music. La corona d’alloro arrivò nel 1976, quando l’album manifesto “Wanted! The Outlaws” fu pubblicato proprio dalla RCA.
Kris Kristofferson in questo movimento occupa indubbiamente un posto di rilievo. A lui si deve uno dei pezzi simbolo del movimento, “The Law Is For Protection of the People”, una fortissima dichiarazione antiautoritaria, forse la più sfrontata critica alla polizia: “Quindi, grazie alla tua buona stella, hai protezione. Cammina dritto e non preoccuparti. E non chiederti chi stessero proteggendo quegli uomini di legge quando inchiodarono il Salvatore alla croce perché la legge è per la protezione delle persone”. Queste posizioni radicali lo portarono a sostenere i sandinisti, recandosi personalmente in Nicaragua nel 1989.
Come giovane cantautore fu il primo a mettersi alle prese, in maniera decisa, con un tentativo consapevole di trasformazione della musica country, raccontando il mondo, nei suoi testi, con un realismo poetico in sintonia con la controcultura degli Anni Sessanta e Settanta. Nella sua biografia si contano diciassette album solisti e tante collaborazioni. Nel 1977 fu inserito nella Nashville Songwriters Hall of Fame, nel 1985 nella Songwriters Hall of Fame e, nel 2004, nella Country Music Hall of Fame. La sua voce non è mai stata perfetta, ma ciò che ha sempre contraddistinto Kristofferson è stata la sua capacità interpretativa. Il suo tono era così crudo ed espressivo che riusciva a trasmettere certe canzoni in modo più efficace di tanti dei cantanti più in voga. Del supergruppo The Highwaymen, formatosi all’inizio degli Anni Ottanta, era lui certamente il meno noto ma quanti sarebbero stati invitati a stare lì con Waylon, Willie e Johnny Cash? E la ragione di ciò stava nel rispetto che Kris s’era guadagnato grazie al suo modo di scrivere versi e interpretarli.
Nato il 22 giugno 1936 a Brownsville, in Texas, Kristofferson, dopo una iniziale carriera da atleta all’università, entrò nell’esercito, raggiungendo il grado di capitano come pilota di elicottero e finendo nella Germania occidentale come parte dell’VIII divisione di fanteria. Nel 1965 era pronto per partire per il Vitnam, ma gli fu offerta una carica di insegnate a West Point e lasciò l’esercito. Sin da giovane aveva sempre scritto canzoni e la sua grande occasione se la creò da solo facendo atterrare un elicottero della National Guard nel cortile della casa di Johnny Cash, ad Hendersonville, al fine di attirare l’attenzione della star. La cosa funzionò, Cash registrò la sua “Sunday Mornin’ Comin’ Down”, quell’anno Kristofferson vinse il premio Songwriter of the Year ai Country Music Awards e, da allora le sue canzoni furon registrate da Ray Price, Waylon Jennings, Ronnie Milsap e Kenny Rogers. ( Angelo D’Ambra)