Jon Chi è stato il frontman dei Rainmaker, band della Bay Area di San Francisco ammaliata dai Grateful Dead e dalle molte jam bands che in questi anni hanno creato una scena originale e creativa in giro per gli States. La sua passione per la canzone d’autore, pur declinata con passioni rock, l’ha portato ad intraprendere una carriera solista che ora giunge al terzo capitolo, questo interessante “River Of Marigolds” che ben fotografa la sua visione musicale. Questo disco fonde con classe i due amori di Jon Chi e li propone con grande lucidità, con una serie di brani fortemente influenzati a livello lirico dai tempi difficili che in questi tempi hanno scandito le nostre vite. L’album si apre con una “Cold Clear Winter” che fissa le atmosfere ed il ‘mood’ ma è con la seguente “River Of Marigolds”, splendida con le sue reminiscenze californiane, nostalgiche e ricche di calore, che si presenta il primo gioiellino di una selezione che cresce a mano a mano che ci si addentra nel mondo sonoro di Jon Chi. Più virata verso il blues e vicina allo spirito della Band di Robbie Robertson è poi “Got To Give The Devil His Due” con il basso di Dave Schools (già con i Widespread Panic e gli Hard Working Americans) e una ottima sezione fiati, mentre “Road To Revival” è ballata elettrica di grande impatto, decisamente tra le cose migliori del disco. La lunga “Bring On The Rain” è un altro bell’esempio del mix di influenze di Jon Chi e fonde benissimo canzone d’autore con leggeri cenni psichedelici, “Up In Flames” prosegue sulla stessa falsariga, con belle tastiere e quella atmosfera sospesa ed evocativa, chitarre ‘deadiane’ e le radici giuste, “Dannemora Blues (Don’t Lose Your Head)” si abbevera alle fonti del blues e lo personalizza aggiungendo un tocco da songwriter di classe e “Sweet Surrender”, con la pedal steel di Dave Zirbel ad introdurre il brano, è un racconto ricco di poesia che ricorda il Neil Young degli anni settanta. Ciliegina sulla torta, in chiusura, la ripresa della title-track “River Of Marigolds” con bellissimi intrecci vocali ed un’atmosfera più rilassata e sognante, degno saluto di commiato per un disco veramente intrigante. (Remo Ricaldone)