Parlare di James Keelaghan è ripercorrere un tracciato fatto di profonda poesia, di temi storici e sociali e di amore incondizionato per la canzone d’autore legata al linguaggio folk. Nato a Calgary, Alberta ma residente da tempo nella cittadina di Perth, Ontario, il musicista canadese ha fin da subito, da quello splendido esordio intitolato “Timelines” e pubblicato nel 1987, mostrato un approccio personale ed intenso con una voce estremamente riconoscibile ed originale, un bello stile chitarristico e una scrittura incisiva. Gli anni novanta e i primi duemila hanno visto l’uscita di una serie di album la cui forza espressiva è andata in crescendo regalandoci gioiellini come il trittico “Small Rebellions”, “My Skies” (con la title-track magnifico esempio di melodia indimenticabile) e “A Recent Future” pubblicati nella prima parte dei 90’s e “Home” e “Then Again” che hanno visto la luce ad inizio millennio. Negli ultimi anni questo “Second–Hand” ha rotto un silenzio che stava durando da troppo tempo, una quindicina di anni circa, un silenzio interrotto soltanto da una comunque graditissima raccolta che ancora adesso rappresenta il perfetto compendio alla sua produzione, “History – The First 25 Years”. Occuparci quindi di “Second-Hand”, pur non freschissimo di pubblicazione, è accendere un meritatissimo ‘spot’ su James Keelaghan e sulla sua musicalità che torna in tutta la sua intatta accezione poetica, arricchendo la proposta di nuovi colori e nuovi spunti, con qualche bella sorpresa. Le sfumature quasi ‘jazzy’ dell’iniziale “Walk On” e la rilettura di “La Cattiva Strada” di Fabrizio De Andrè (e di Francesco De Gregori) in cui James Keelaghan si trova perfettamente a proprio agio per temi e melodia danno quel tocco in più a una selezione che vede cristallina la sua più classica forza poetica, con una serie di brani che confermano la sua statura di eccellente storyteller. “Before The Moving Sun”, la commovente e intima “Alberta”, la potente “Gathering Storm” che si avvicina all’intensità di un grande personaggio della tradizione folk canadese come Stan Rogers, la corale title-track e il congedo, purissimo, di “The Benefits Of Surrender” entrano nel nostro cuore per rimanere ancorati alle corde più intime e per questo ringraziamo James Keelaghan per darci ancora speranze e sogni. Per chi ama la canzone d’autore nella sua accezione più nobile. (Remo Ricaldone)