Lasciamo stare i due cds con 34 grandi successi che tutti conosciamo e amiamo incondizionatamente, lasciamo stare i due DVD, uno con tutti i video e uno con uno show registrato a The Wynn Resort di Las Vegas, che mostrano quanto mister G sia un grande uomo di spettacolo e parliamo dei quattro cds di covers. Blame It All On My Roots, Five Decades Of Influence, il nuovo cofanetto di Garth Brooks oltre ai già citati 2 cds di grandi successi e due DVD, contiene infatti ben quattro cds che spaziano nel mondo della musica leggera attingendone dal repertorio migliore. “Country Classic”, “Melting Pot”, “Classic Rock” e “Blue-Eyed Soul” sono i titoli di questi quattro dischetti dove Garth si è divertito a riprendere,interpretandoli a la sua maniera, brani come Great Balls of Fire, Shout, Stand By Me, Sittin On The Dock of The Bay, Sweet Home Alabama, Somebody To Love, Jambalaya, Mrs. Robinson, Who’ll Stop The Rain più altri 33 capolavori senza tempo. Premesso che io preferisco il Garth country di Beaches of Cheyenne o Callin’ Baton Rouge, rimane comunque un fatto incredibile come Mister G riesca a passare dai Queen a Otis Redding con una semplicità, una classe e soprattutto una naturalezza che solo i grandi artisti riescono ad avere.
Non ha più senso ( e sarebbe riduttivo) parlare di country o di rock o di soul, qui ci troviamo di fronte ad un personaggio in grado di affrontare qualunque canzone, indipendentemente dal genere musicale e tirarne fuori un grande pezzo. Ovviamente questo è il mio parere personale, ma sono convinto che dopo aver ascoltato Blame It All On My Roots, molti saranno d’accordo con me. Bisogna inoltre aggiungere che nonostante il passare degli anni, la voce è rimasta quella di un tempo e il feeling che Garth riesce a trasmettere è ancora immutato. Con queste premesse, ora non resta che attendere il nuovo album country, ricco di canzoni inedite, che ci riporti ai tempi di Ropin’ The Wind o In Pieces. Noi fans ci contiamo. (Gianluca Sitta)