Confinarlo in un semplice ambito blues è limitare la sua grande personalità fatta di impegno civile ed amore per le più ampie radici del suono americano. Eric Bibb è sempre di più musicista multiforme la cui arte comprende si blues ma anche folk, gospel, soul in un’ intrigante proposta che prosegue da almeno cinque decadi con nomination ai Grammys e numerosi riconoscimenti specialmente in ambito blues. Lo scorso anno era stata la volta di un eccellente esempio dei suoi ‘live acts’ con “Live At The Scala Theatre” inciso in Svezia dove risiede da anni e ora “In The Real World” lo fotografa in tutta la sua personalità di uomo e musicista sempre attento a celebrare un retaggio fatto di sensibilità e di talento legando assieme le peculiarità del profondo sud. Musicalmente l’album è, come dice lo stesso Eric Bibb, una sorta di autoritratto che rappresenta perfettamente le sue influenze portando all’attenzione le esperienze che ha vissuto e che sta vivendo. Il disco è stato inciso tra gli studi Real World di Peter Gabriel a Bath, Inghilterra, Nashville e la Svezia ed è prodotto dall’esperto Glen Scott che ha cucito l’abito perfetto per le canzoni di Eric Bibb, tra chitarre acustiche di ogni tipo (fotografate splendidamente nella copertina), quelle del bravissimo Robbie McIntosh, percussioni incisive e mai invadenti, voci che si intrecciano dando colorazioni gospel-soul e atmosfere evocative ed affascinanti. Un album che è anche un racconto caratterizzato da una forte coesione tematica partendo dalla notevole “Take The Stage” e proseguendo senza intoppi toccando momenti da sottolineare per poesia come “Walk Steady On “, “Make A Change”, “Stealin’ Home”, “Neshoba County”, “Dear Mavis” (dedicata ad una ispirazione come Mavis Staples), “Roll On Buddy” e “The Real World”. Tra ricordi del passato, aspirazioni e una  costante intensità interpretativa, Eric Bibb ci regala alcuni gioiellini senza tempo e la consapevolezza di saper interpretare appieno la musica americana nella sua accezione più ampia. Un vero storyteller, un troubadour che dopo una discografia che comprende almeno una quarantina di dischi continua imperterrito a stupirci. (Remo Ricaldone)