500x500Cody Jinks proviene geograficamente da Fort Worth, Texas e, musicalmente, dall’heavy metal, genere nel quale ha iniziato la sua carriera di artista come frontman di un gruppo chiamato “Unchecked Aggression”, che nel 2003 ha chiuso i battenti. Le sue origini geografiche nonchè di influenza ambientale lo hanno fisiologicamente esposto ad una significativa dose di country music, che lui ha sempre amato. A tal punto da tornarvi in maniera naturale una volta esaurita l’esperienza hard e, provvisto di un regolare bagaglio di idoli che rispondono al nome di Jennings, Cash, Haggard, trovandosi a suo estremo agio per una nuova esistenza artistica. Siamo nel 2005, e si parte dai piccoli honky-tonks di tutto il paese, con una band da lui assemblata (I ToneDeaf Hippies). Ben presto arrivano i primi riscontri di pubblico, accompagnati da qualche album autoprodotto. Per la verità, Cody ne ha già sfornati diversi: “Collectors Items” (remoto e introvabile), “Less Wise” del 2010, “30” del 2012, “Blacksheep” del 2013, “Adobe Sessions” del 2015 (e forse manca qualcosa di cui non ci sono evidenze nette). Come nelle migliori storie di provincia, il suo nome comincia a circolare tra critici e cercatori di pepite nel magmatico mare delle produzioni “alternative”. Il sound e l’impronta stilistica di Cody sono uno straordinario e unico mix di tradizione, cantautorato, outlaw e rock. Ascoltando la sua produzione precedente si nota distintamente un crescendo di convinzione, di solidità, di centratura della voce (un baritono ricco di sfumature e capace di generare materia emozionale importante), del suono (a volte leggero e carezzevole, a volte imponente e arrembante), che poggia su liriche (quasi totalmente da lui composte) profonde, riflessive, spesso criptiche (Waylon usava così) ma sempre orientate ai temi profondi dell’essere umano, naturalmente inclusi bene e male, Dio e il Diavolo, ottimismo e pessimismo. Arriviamo così ad oggi, a questo “I’m Not The Devil”, che appare come una solida, convincente consacrazione di un astro nascente nel panorama country, quello più vicino al Texas che a Nashville (anche se lui NON ama essere accomunato al movimento Red Dirt), ma fortemente orientato a riproporre un mix tradizional-fuorilegge che che pochi (nonostante il vasto numero di aspiranti) riescono a nutrire in modo così convincente oggi. Registrato ai Sonic Ranch Studios in Texas, e prodotto con l’aiuto del suo bassista Joshua Thompson, questo album è un magnifico viaggio al centro di una country music sincera, profonda, appassionata, scaturito dal cuore, dalla mente e dalle mani di un convinto e capace prosecutore della tradizione di Waylon e Merle, Johnny e Hank. Le sonorità sono splendidamente architettate tra l’acustico e l’elettrico in una fusione perfetta, solida, senza sbavature, a volte scintillante, a volte mistica. Fin dalle note di apertura del suadente medio tempo tutta steel e violino di “The Same” comprendiamo quanta cura, quanto amore, quanta semplicità complessa costituiscano il terreno edificabile sul quale Cody ha creato un rigoglioso impianto sonoro ed emozionale. “I’m Not The Devil” (composta, guarda caso, insieme a Ward Davis, artista assai affine) è un melanconico tre quarti che ben testimonia la purezza delle qualità che avvolgono questo autore. cody-jinks-publica-nuevo-disco-im-not-the-devil-2016E mentre ancora state riflettendo sul messaggio di riscatto così ben musicato e descritto della suddetta canzone, venite catapultati nella multitempo arrembante, wayloniana “No Guarantee”: limpida, accattivante, incontenibile. Le tracce scorrono fluide e lasciano l’ascoltatore sempre con “qualcosa da chiarire”, costringendolo (volentieri) al riascolto ripetuto, all’analisi di quel giro di chitarra, quella frase, quel cambio di velocità, quel vocalizzo. Abbiamo citato le prime tre canzoni per puro ordine “cronologico” di ascolto, ma non faticheremmo a spendere tanto inchiostro per ogni altra traccia. Massì, ancora due citazioni. La prima è per la meravigliosamente apocalittica “Heavy Load”, oscura e pessimistica, da ascoltare ad occhi chiusi, che prende a prestito anche una citazione biblica già usata da Johnny Cash in “The Man Comes Around”. La seconda è per le memorie d’infanzia del waltz di “Gaylor Creek Church”, country cristallino da manuale, strumenti e voce di assoluto livello. Ah, ci sarebbe anche l’acustico spettacolare di “Grey”.. e l’accorata “Vampires” sulla perdita dell’innocenza… e la roboante, minacciosa, tetra “Hand Me Down”… ma come, avevamo detto solo due citazioni ancora. Facciamo così:buttatevi su questo album, e fateci sapere voi. Voleva essere (parole sue) il nuovo James Hetfield (Metallica). Secondo noi è il fantastico Cody Jinks. (Alex Rambani)