Reduce dal progetto “Soundtrack To A Ghost Story”, uno dei progetti più affascinanti nel raccontare il Sud tra fantasmi del passato, profondo lirismo e forza intepretativa accreditato agli Orphan Brigade, Ben Glover prosegue sull’onda ispirativa infusa da quelle canzoni e ci regala un emozionante viaggio tra la nativa Irlanda e gli Stati Uniti, sua amata ‘seconda casa’. Registrato a Nashville e composto da un equilibrato insieme di tradizionali, brani originali e pregevoli collaborazioni con nomi importanti della canzone americana legata alle radici, “The Emigrant” è già dal titolo esplicativo, storia di emigrazioni con tutto il bagaglio di sofferenze e speranze, di struggimento nostalgico e di orgoglio per il proprio retaggio culturale. Tematiche quantomai attuali che qui vengono affrontate con un trasporto notevole e un suono che fonde folk e country, presentandole con un taglio ricco di poesia e di attrattiva contemporanea. La produzione è nelle mani dello stesso Ben Glover e del compagno di avventure con gli Orphan Brigade Neilson Hubbard che qui appare anche nelle vesti di bassista, percussionista e pianista ed il suono è caratterizzato spesso dagli strumenti della tradizione irlandese come il fiddle di Eamon McLoughlin e la cornamusa (Uilleann Pipe) di Skip Cleavinger ma spesso anche dal pianoforte che rimarca la linea poetica delle canzoni, con John McCullough e Dan Mitchell ad alternarsi. I brani tradizionali sono, non a caso, posti all’inizio, a metà e alla fine della selezione, a rimarcare un ‘filo rosso’ imprescindibile per Ben Glover, un amore indissolubile che unisce i due lati dell’Atlantico: “The Parting Glass”, “Moonshiner” e “The Green Glens Of Antrim” fungono un po’ da spina dorsale di questo “The Emigrant” nel quale sono stati poi inseriti altri gioiellini a formare un album da apprezzare con attenzione e profondità. Dalle collaborazioni con la brava autrice americana Gretchen Peters (molto nota nell’ambito country nashvilliano) nella title-track e con Mary Gauthier nell’accorata “Heart In My Hand” alle limpide cover di “From Clare To Here” di Ralph McTell e “And The Band Played Waltzing Matilda” del cantante scoto-australiano Eric Bogle, dall’evocativa “The Auld Triangle” già apprezzata nel film dei fratelli Coen “A Proposito Di Davis” alla struggente “A Song Of Home”, il disco scorre ricordando quanto l’emigrazione possa essere sia una tragedia sia una enorme sfida personale, non sempre con un finale positivo ma spesso esperienza arricchente. “The Emigrant” ha il merito di fare meditare su argomenti di stringente attualità e al tempo stesso intrattenere con classe e bravura, aiutati anche dall’inserimento di tutte le traduzioni in italiano dei testi come ormai è prassi per l’ottima label Appaloosa.(Remo Ricaldone)