E’ una sorta di seconda vita artistica quella di Bart Moore, protagonista della scena alternative rock di San Francisco e da qualche anno tornato nel nativo Michigan vestendo i panni di folk singer a causa anche di un’incipiente perdita di udito che lo ha costretto a lasciare la sua Les Paul elettrica per imbracciare una chitarra acustica con la quale ha un po’ rivisto le sue attitudini sonore.  Dal 2017 ad oggi Bart Moore ha ripercorso le strade che lo avevano in qualche modo ‘formato’ prima di dedicarsi al rock, tra la canzone d’autore di Bob Dylan e le tentazioni acustiche di un Sam Bush, fino all’amore per i Pogues, per la scrittura sarcastica e tagliente di Warren Zevon e di Robyn Hitchcock. Dal debutto di “Curse Of Los Lunas” del 2017 appunto a “Graveyards, Wind & War” del 2022 a questo terzo “Wild Flora”, Bart Moore ha portato all’attenzione della critica (che lo ha apprezzato recensendolo più che positivamente) e del pubblico che frequenta i clubs e le coffehouses del midwest una scrittura dove sempre presenti sono i suoi amori e le sue passioni, condendo il tutto con liriche dal buon peso poetico e dall’immancabile vena graffiante. “Tuesday Afternoon At Wrigley Field” sottolinea il suo amore per il baseball in un momento caratterizzato dal bel violino di Grant Flick, “The Railyard Ghost” invece è dedicata al fascino legato ai treni in un brano dalle inflessioni folk che in qualche momento lo porta in Irlanda e in altri si avvicina a certo ‘new grass’, mentre “Comanche Land” è evocativa e drammaticamente intensa. In “God Is Just Plain Lazy” è presente la sua visione religiosa, sempre originale e personale, lontana da letture retoriche o seriose, in “La Paloma” indossa nuovamente i panni di folk singer con una voce solida che rimanda al miglior Neil Diamond in certe sfumature, colorando di tonalità ‘ispaniche’ la notevole “Heavenly Daze” nobilitata da un fine lavorìo di acustica. Un lavoro forse un po’ breve (nove brani che non raggiungono i trenta minuti) ma che descrive con completezza un personaggio interessante che incide per il proprio gusto e la propria soddisfazione, lontano da ogni logica di business. (Remo Ricaldone)