Da quando Neil Young ha deciso di aprire I suoi immensi archivi abbiamo assistito ad un inarrestabile flusso di pubblicazioni, quasi sempre di qualità eccelsa, mettendo a dura prova le tasche degli appassionati. L’irrequietezza e la continua ricerca di forme espressive da cui trarre ispirazione sono state le caratteristiche peculiari del percorso del ‘loner’ canadese che ogni tanto ha ‘deragliato’ spinto da una irruenza e da un’urgenza che però non ha scalfito la sua autenticità e l’amore nei suoi confronti. Se il precedente album di materiale nuovo, “Colorado”, poteva essere considerato un buon viatico per riprendere quell’ispirazione che ha segnato i migliori momenti della sua più che cinquantennale carriera, “Barn” aggiunge un ulteriore tassello ponendosi come lavoro interessante nella sua diversificazione di temi. Queste sessions sono fluite in maniera estremamente naturale, con i suoi vecchi e fidati pards, i Crazy Horse senza Frank ‘Poncho’ Sampedro ma con Nils Lofgren a duettare a livello chitarristico e con la solida sezione ritmica formata da Billy Talbot al basso e Ralph Molina alla batteria, con la produzione di Niko Bolas che ha provveduto a catturare l’essenza di giorni proficui come dimostrato da molte nuove ottime canzoni, senza aggiustamenti di sorta e cogliendo bene l’immagine di un musicista che non si è mai risparmiato, eccessi ed errori compresi. Non tutto qui è perfetto e ci sono momenti in cui Neil si lascia trasportare dall’entusiasmo, ma nel complesso siamo di fronte ad un disco di buon valore che cresce molto con gli ascolti, a partire dall’adamantina bellezza di “Song For The Seasons” degna del miglior Young acustico e country, con l’armonica e la fisa (di Nils Lofgren) a guidare la melodia. Detto della versatilità dell’album non mancano le proverbiali cavalcate elettriche tipiche del nostro che mettono in risalto tutto il suo impeto, non intaccato dagli anni, come nelle eccellenti “Heading West”, “Canerican”, la rocciosa e militante “Human Race”, la classica “Welcome Back”, mentre “Shape Of You”, la bella ballata “They Might Be Lost” (con ancora una evocativa armonica), la nostalgica e country “Tumblin’ Thru The Years” si pongono in bilico tra elettrico ed acustico con tutta la classe del canadese. “Barn” ci regala più di una perla e merita di essere considerato tra le cose migliori del Neil Young del nuovo millennio. (Remo Ricaldone)