Gli High Fidelity rappresentano al meglio quel ricambio generazionale che ha permesso alla scena bluegrass di mantenersi viva e vivace , dividendosi tra la conservazione del proprio retaggio stilistico e la sperimentazione che ha arricchito proposte di volta in volta vicine a country, rock, jazz, soul e pop. Loro fanno parte dei primi, attenti a proporre suoni strettamente legati ai ‘padri putativi’ del genere, da Jim & Jessie McReynolds ai Louvin Brothers, da Don Reno & Red Smiley agli Stanley Brothers, mostrando una grande vitalità ed un repertorio interessante in cui si alternano originali e cover. “Banjo Player’s Blues” è il loro secondo lavoro pubblicato dall’etichetta della Virginia Rebel Records ed è il naturale e logico seguito di un debutto che li ha subito proiettati ai vertici delle preferenze degli appassionati e della critica. Tecnica e calore interpretativo, scelta del materiale attenta ed intelligente, entusiasmo che traspare da ogni performance, queste sono le carte vincenti del quintetto guidato dalla coppia Jeremy Stephens e Corrina Rose Longston, chitarra e fiddle rispettivamente, mentre il banjoista Kurt Stephenson si pone come uno dei migliori nomi nuovi dello strumento, il mandolinista Daniel Amick mostra sempre una notevole sensibilità e tocco e la contrabbassista Vickie Vaughn sorprende per solidità e talento. Come spesso capita in questi casi la selezione è trascinante e si avvale di un bilanciato amalgama di strumentali, gospel e piccole gemme ripescate dal passato ed è proprio da qui che i può cominciare a citare la bella scelta della band, con l’iniziale “Old Home Place” (dal repertorio di Don Reno), la pregevolissima title track firmata da Charlie Monroe, “The South Bound Train” e “Tears Of Regret” dai propri beniamini Jim & Jesse e “Take My Ring From Your Finger” di Charlie & Ira Louvin”, veri ‘highlights’ del disco. Il travolgente doppio banjo che caratterizza “Feudin’ Banjos”, il notissimo traditional “Turkey In The Straw” e le cristalline “The Picture On The Wall” “You Made The Break” e “Helen” non fanno che confermare grandi doti e attitudini maturate in questi pochi anni dal 2014 ad oggi. Chi ama la bluegrass music più classica non potrà che rimanere incantato dalla bravura dei High Fidelity. (Remo Ricaldone)