Aaron Watson arriva nel nostro Paese come un buon cantante e se ne torna in Texas come un trionfatore, accompagnato dall’entusiasmo che gli ha dimostrato il tantissimo pubblico del padiglione 7 della Billy Bob’s Texas Country Fair di Padova. Un pubblico prevalentemente giovane (in tutto il mondo il country è una musica per giovani, vedi il C2C), finalmente affamato di musica e non solo di ballo. Un pubblico competente e preparato e questo grazie anche al lavoro, encomiabile, che alcune radio (FM o via web) ed alcune riviste, hanno fatto in questi mesi. “Amo la mia musica” ci spiega in conferenza stampa il singer Texano “Dio mi ha concesso i migliori fans del mondo e grazie anche a loro sono riuscito a realizzare quello che volevo”. Sicuramente Aaron Watson per realizzare quello che voleva ha dovuto faticare parecchio. 12 albums, snobbati dalla potente industria discografica di Nashville che non ama i personaggi “scomodi”, cioè coloro che vogliono suonare la propria musica e non si piegano alle esigenze del mercato e centinaia di concerti in giro per il mondo sono il duro lavoro che ha portato questo ragazzo al successo. Un successo raggiunto comunque solo di recente grazie all’ultimo cd, The Underdog, che ha letteralmente spiazzato il mercato discografico Americano. Aaron Watson, dicevamo, torna in Texas come un trionfatore grazie al concerto di Padova che ha definitivamente conquistato il pubblico Italiano. Lo show si apre con un brano in sottofondo, la potente “Ain’t No Grave (Can Hold My Body Down) di Johnny Cash, giusto per ribadire chi sono i veri maestri della country music e nello stesso tempo per prendere le distanze dal moderno Nashville sound. Puntuale alle 21,30 circa il singer di Amarillo sale sul palco, davanti a quella che probabilmente è la più grande platea mai registrata per un concerto country in Italia, elettrizzando i presenti con i suoi successi più ritmati ed incalzanti.
La sua musica , i suoi testi portano presto tutti in Texas e l’entusiasmo cresce brano dopo brano (spesso eseguiti in un unico flow privo di interruzioni) in un susseguirsi di emozioni indimenticabili. Da “The Look” scritta e dedicata alla moglie Kimberly, alla notissima “That’s Why God Loves Cowboys”, uno dei pezzi più belli tra quelli contenuti in The Underdog. Da incorniciare la versione di Silver Wings, tributo a Merle Haggard, fino ad arrivare al momento più toccante e drammatico con la bellissima “July In Cheyenne”.Dopo il concerto, terminato intorno alle 23, Aaron, come al solito, si è prestato, presso lo stand del Billy Bob’s, al rito lunghissimo della foto e autografo con i fans, dimostrando ancora una volta una completa disponibilità verso il suo pubblico. Grazie Aaron, non solo per le tue melodie, ma per aver dimostrato con il tuo concerto che, in una manifestazione dedicata alla musica, la protagonista dovrebbe essere ….la musica. Forse, se ci impegniamo a fondo, potremmo anche essere un Paese normale. (Gianluca Sitta)