Susan Cattaneo è una autrice e cantante che si può tranquillamente accostare a quella generazione di songwriters che ha reso più profonda ed intrigante la country music al femminile degli anni novanta, da Matraca Berg a Gretchen Peters fino a Kim Richey, dando molto materiale da interpretare alle più belle voci di Nashville. Un mix di country music, suggestioni folk e quel pizzico di pop tale da rendere il tutto più godibile pur in un’ottica personale e profonda. Susan è arrivata al quarto disco, quello più ‘privato’ anche perché per la prima volta concepito non per essere interpretato da altri ma da lei stessa, emozionando l’ascoltatore con una serie di composizioni in cui vengono sviscerati con intelligenza i molti aspetti dei rapporti interpersonali. Nata nel New Jersey, Susan Cattaneo ha passato lunghi periodi in un ranch in Arizona prima di trasferirsi a Nashville e in seguito a Boston, città importante dal punto di vista musicale quando si parla di canzone d’autore. I musicisti coinvolti e il produttore provengono proprio dalla città del Massachussets e le sessions che hanno dato vita a questo “Haunted Heart” ci riportano ai tempi in cui le varie Trisha Yearwood, Suzy Bogguss, Martina McBride, Kathy Mattea e molte altre si giovavano di canzoni di classe e qualità. “Queen Of The Dancehall”, “Done Better”, la drammatica ed evocativa “John Brown”, “How A Cowboy Says Goodbye” dal sapore pigramente western, la limpida “Lorelei”, “Worth The Whiskey” più ruvida e bluesy e “Revival” sono a mio parere i momenti più intensi del disco, quelli che lo nobilitano e lo rendono più interessante. Non per tradizionalisti ma per coloro che hanno amato le canzoni dei nomi citati in precedenza. (Remo Ricaldone)