Erin Ash Sullivan proviene dal Massachussetts, come il resto del New England uno dei ‘poli di attrazione’ del cantautorato americano legato alle proprie radici folk e country. Al secondo album dopo l’esordio del 2021 con “We Can Hear Each Other”, Erin affronta quella che è la prova più impegnativa, quella del bissare il primo lavoro che generalmente è composto da brani scritti in un arco temporale più ampio, proponendo materiale che si deve misurare con aspettative spesso alte e dovendo dimostrare di essere sulla strada giusta per maturare come scrittura e come interpretazione. “Signposts and Marks” dimostra subito un talento non comune nel tratteggiare storie intense che parlano di situazioni in cui i particolari sono quelli che contano, con un peso poetico veramente interessante. Dal punto di vista musicale ci sono riferimenti alla tradizione bluegrass grazie ad una strumentazione acustica dove il produttore Doug Kwartler si carica il peso di tutto quello che non sia la voce, la chitarra e l’ukulele di Erin Ash Sullivan in una gustosa alternanza di ballate, momenti più movimentati e di un paio di deliziosi ‘waltz time’. La personalità della cantautrice del New England emerge forte da queste narrazioni, capace di raccontare l’umanità delle persone ordinarie, le emozioni dei rapporti interpersonali sia all’interno della famiglia che al suo esterno, l’appassionata visione dei valori solidali e altruisti che dovrebbero regolare le nostre vite. Nonostante i soli due dischi all’attivo Erin Ash Sullivan si è già fatta conoscere attraverso la partecipazione ai più rinomati festival della lunga stagione nordamericana e frequentando con regolarità le decine di club e coffehouses specialmente della costa est e “Signposts and Marks” entra subito nel profondo della sua capacità espressiva grazie alla bella ed intensa accoppiata di “Goat On A Stone Wall” e “Rest Stop Bird” che rimarcano subito il suo talento narrativo. “Nobody’s Business” è delicatamente country, acustica e gustosamente bucolica con il suo ritmo di valzer, così come “Baltimore” solida nella melodia e decisamente piacevole nell’andamento, mentre la poesia di “Ghost Of A Thorn” è nuovamente vincente. Da segnalare ancora “We Walk The Flats” e “One Time I Stole A Book” che spargono bellezze acustiche esprimendo tutta la capacità di Erin Ash Sullivan di emozionare e raggiungere i nostri cuori. Per chi ama i suoni acustici tra folk e country un nome da seguire. (Remo Ricaldone)