E’ il fascino contagioso per un passato musicale che ancora esercita un’attrazione notevole grazie al mix di suoni che ci propone Rob Heron e la sua Tea Pad Orchestra: Rockabilly, Swing, Country, Soul, Blues, il tutto consegnato con una buona dose di verve e di ironia dove è veramente difficile tenere fermi i piedi come suggerisce il titolo del suo album numero sei. Rob Heron non proviene dal Texas o dal profondo sud degli States ma dalle parti di Newcastle, Regno Unito e la sua forza sta nell’aver amato e memorizzato tutto lo spettro sonoro della musica americana più autentica e genuina dando vita ad una proposta versatile e solidissima. Rob è andato in tour con gente come Pokey LaFarge (a cui spesso idealmente si avvicina), Sierra Ferrell e Dead South tra gli altri ed è stato protagonista in alcune edizioni dei festival di Cambridge e di Glastonbury nella sua terra. Inevitabilmente questo “Feet First” è stato registrato quasi in presa diretta durante una due giorni di sessions nei Lightning Recorders di Berlino in Germania e rappresenta perfettamente quello che sono i suoi spettacoli dal vivo con una forza e un divertimento palpabili in ogni brano. Normale quindi tuffarci in un viaggio a ritroso nel tempo a partire dall’iniziale “Good Lovin’” che è una via di mezzo tra il soul di Jackie Wilson ed il fascino del doo-wop per poi passare con grande disinvoltura alla country music più classica di “Three Button Suit” dal fascino ‘fifties’. Lo swing ed il jive hanno poi spazio grazie alla godibilissima “I Blinked And It Was Over” con la bella armonica di Tom Cronin, all’indiavolata “Broken Down And Broken Hearted” e alla gustosa “Six Month Sleeper”, con il rockabilly di “Every day Is Misery” ad intrattenere con classe. La country music è poi ancora chiaramente presente nelle pieghe delle ottime “Happy Hour”, “Three Button Shirt” e “More Fool You, Babe” che rievocano senza risultare banali un periodo come quello legato agli anni cinquanta, ripreso con allegria e grande talento. Una bella realtà della nostra musica che sa unire generi diversi sotto un unico appassionante ‘cappello’. (Remo Ricaldone)