Chad Elliott e Kathryn Severing Fox sono due musicisti la cui visione artistica ha fatto si che si incontrassero e condividessero una nuova esperienza sotto il nome di Weary Ramblers, un percorso ricchissimo di poesia folk dove le due sensibilità si fondono in maniera appassionata e affascinante. Entrambi possono vantare una notevole maturità espressiva, Chad Elliott come cantautore dal tocco estremamente poetico come confermato da una discografia importante che va di pari passo ad inusitati talenti di pittore, scultore ed illustratore, Kathryn Severing Fox come fiddler di enorme talento che ha collaborato con nomi come Eagles, Kenny Loggins, Beach Boys, Bobby McFerrin, Chick Corea, Mark O’Connor e Edgar Meyer tra gli altri mostrando quanto variegata sia la sua personalità. Assieme hanno trovato quell’alchimia e quell’affiatamento testato in numerose apparizioni che ora trova la sua sublimazione in un eccellente album composto da dodici capitoli che danno vita ad un viaggio sonoro in cui poesia, grazia e amore per la tradizione vengono tradotti con grande talento dalla coppia proveniente dall’Iowa. Tutto il materiale è originale, firmato dagli stessi Weary Ramblers che curano in ogni particolare una produzione decisamente vincente condivisa con Bryan Vanderpool che appare in queste session a batteria e banjo, con i clarinetti di Aaron Ehrlich, il contrabbasso di Stephy Graham e i contrappunti vocali della brava Pieta Brown ad impreziosire melodie che coinvolgono per naturalezza ed immediatezza. Kathryn e Chad hanno naturalmente un peso fondamentale anche per quanto riguarda l’aspetto strumentale, la prima a violino, viola, mandolino e piano, il secondo a chitarra ed armonica, intrecciando le loro voci nella migliore tradizione folk. L’album scorre facendo emergere l’amore per la natura, il fascino nostalgico di melodie senza tempo e quel continuo rincorrersi e alternarsi di momenti allegri e malinconici ma sempre ricchi di arte poetica. Dalle più tradizionali melodie di “On A Golden Day Of Light” e di “Hidden Road” al fascino ‘old fashioned’ di “Mend This Broken Heart”, dalla cristallina purezza di “Number The Stars” che può rimandare alle limpide arie dei Nickel Creek, della struggente “Pretty Lights Of Denver”, della frizzante “Sweet Hazel Green” fino alle morbide e soavi “Tall Virginia Tree” e “Medicine Creek”, tutto concorre alla riuscita di un progetto iniziato con il piede giusto e che promette in futuro ancora grandi cose. (Remo Ricaldone)