Tra le più interessanti country singers della sua generazione, Martha Fields ha ormai trovato stabili legami affettivi ed artistici in Francia dove da anni risiede, ma certamente non dimentica, anzi ad ogni album lo sottolinea con forza, le sue radici che occupano anche geograficamente larghi spazi d’America, dal Texas e Oklahoma da parte di padre al Kentucky e al West Virginia da parte di madre. I suoi sono lavori dettati da una profonda urgenza espressiva dove country music e radici appalachiane formano le basi dalle quali partire grazie a impeccabili doti compositive ed interpretative. “Bramble Bridge” è quello che possiamo considerare come la sublimazione del suo talento e dei legami affettivi a cui è indissolubilmente legata, dove lo sforzo compositivo è suffragato da alcuni dei migliori brani di country music ascoltati negli ultimi tempi con l’unica eccezione della riproposta del classico tradizionale “Wayfaring Stranger” che chiude la selezione. La band che l’accompagna è ormai lungamente rodata sia sui palchi che in studio e vede la guida del bravissimo Manu Bertrand a qualsiasi cosa che abbia le corde, con una solida sezione ritmica formata dal basso (acustico ed elettrico) di Serge Samyn e dai tamburi di Denis Bielsa, dal violino di Olivier Leclerc, dalla chitarra elettrica di Urbain Lambert, con l’apporto ‘esterno’ di Xavier Duprat alle tastiere, dell’armonica di Christophe Dupeu e delle armonizzazioni vocali degli ‘Oklahomans’ Jared Tyler, Jesse Aycock e Mallory Eagle. Ne esce quindi un ‘labor of love’ caratterizzato da un grande calore interpretativo e dalla consapevolezza di incarnare lo spirito più energico di una tradizione familiare amata in maniera viscerale. Il perfetto equilibrio tra acustico ed elettrico gioca un ruolo fondamentale nella riuscita del disco a partire dalla vibrante “All I Know” che apre l’album con una azzeccata e trascinante melodia, subito seguita da uno degli ‘highlights’ come la lunga ed articolata “Irene’s Mountain Railway” dove il ricordo della nonna materna Martha Irene è più vivido che mai. Questo è comunque un disco la cui varietà di temi è caratteristica vincente, passando dalle cristalline “Sweet Lips” e “Country Roads Of France”, quest’ultima naturale tributo al Paese che l’ha adottata, alle tonalità ‘swampy’ e soul di “Party Marty” per poi toccare temi cari alla country music texana come in “Are You Ready For Some Country?” che farebbe felice Waylon Jennings. Da citare assolutamente poi la bellezza di gioiellini come “Rosabelle’s Ghost”, “Nighrider Blues”, la deliziosa e tradizionale “Biscay Bay” e l’altrettanto preziosa “Curse On The Greenbrier” con tutto il sapore degli Appalachi in un crescendo notevole. Tra i dischi dell’anno in questo ambito. (Remo Ricaldone)